VITERBO – Aperto dalla Procura di Perugia un fascicolo a carico dei colleghi della Procura di Viterbo per presunta omissione di indagine, ovvero rifiuto di atti d’ufficio, su pestaggi e maltrattamenti che sarebbero avvenuti a Mammagialla.
In altre parole, secondo l’ipotesi accusatoria, i pubblici ministeri viterbesi non avrebbero dato seguito alle denunce contro la polizia penitenziaria presentate dalle presunte vittime e in particolare dal garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia.
A determinare l’apertura del fascicolo è stato il gip del Tribunale perugino, Valerio D’Andria. Con un’ordinanza, ha chiesto infatti ai pm umbri di far luce sull’omesso avvio di un procedimento penale relativamente a degli esposti presentati da Anastasia su 8 episodi di violenza, avvenuti tra il 2018 e 2019, ai danni di altrettanti reclusi, compreso Hassan Sharaf.
Quest’ultimo è il ventenne egiziano che, a seguito di un tentativo di suicidio risalente al 23 luglio 2018, morì 7 giorni dopo all’ospedale di Belcolle. Precedentemente, aveva mostrato ad Anastasia i segni delle percosse subite, le quali, secondo quanto sostengono oggi i legali della famiglia, sarebbero la causa del profondo stato di malessere da cui sarebbe scaturita la decisione del giovane di togliersi la vita.
Una precisazione: con la stessa ordinanza in cui chiede di aprire quest’indagine, il gip perugino ha anche accolto la richiesta di archiviazione per il pm Franco Pacifici, già indagato per rifiuto di atti d’ufficio conseguentemente a un’analoga denuncia sporta dai legali della famiglia di Sharaf ad agosto 2021.
Due gli esposti di Stefano Anastasia sul caso Sharaf: uno presentato nelle settimane che precedettero il suicidio e uno subito dopo.
All’interno di essi anche una testimonianza dello stesso giovane egiziano, come rivelato dal garante 7 mesi fa al nostro quotidiano: “La sua testimonianza faceva parte di un dossier su presunti maltrattamenti che inviammo in Procura”.
Dossier, quindi, precedente alla morte del ragazzo, il quale, a inizio 2018, era stato destinatario di un provvedimento disciplinare che lo spediva in isolamento. Provvedimento sospeso proprio dopo l’ispezione di Anastasia che avverrà a marzo dello stesso anno.
Il 21enne aveva riferito di essere stato oggetto di pestaggi e minacce da parte di alcuni agenti. Sulla vicenda hanno presentato una querela molto articolata anche gli avvocati della famiglia, Giacomo Barelli e Michele Andreano, che, lo scorso dicembre, in occasione della prima udienza del procedimento a carico di due poliziotti della penitenziaria, dissero di essersi avvalsi “del supporto tecnico-scientifico di medici legali”, producendo “un rapporto di un ente europeo che si occupa di vigilare sulle torture all’interno delle carceri europee e che classifica purtroppo il Mammagialla come pessimo sotto questo aspetto”.
Il procedimento che riguarda i due agenti è nato da uno stralcio del filone principale sull’opposizione alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta contro ignoti, avviata nell’estate di 4 anni fa, per istigazione al suicidio.