Valentano – Rave di Ferragosto, nessun colpevole… Anzi, i danni li deve pagare Piero Camilli

Poi il presidente dell’ANM Giuseppe Santalucia si domanda perché gli italiani non credono nel lavoro di certi giudici. Sentenza shock del Tribunale di Roma

VALENTANO – Le sentenze non si discutono (dicono). Si accetta il verdetto. Ed è così che dovrà fare anche Piero Camilli, figura iconica del mondo imprenditoriale viterbese, ex patron di Grosseto e Viterbo (parliamo di calcio in questo caso), produttore di carni d’agnello più grande d’Europa e immobiliarista di spessore.

Lui fu protagonista, suo malgrado, di una delle notizie più dibattute dalla politica nazionale. Era l’estate 2021, precisamente siamo a cavallo di Ferragosto.

Una marea umana multiforme, sporca e chiassosa si dirige verso il laghetto di Mezzano. Nella piana tra Valentano, Gradoli e Latera.

Quell’autocolonna di mezzi di fortuna (e anche no) prende ben presto possesso di quell’area che si trasforma nella Woodstock italiana dal nome accattivante: Teknival space travel.

Un rave party organizzato alla grande con persone provenienti da tutta Europa. Il mondo venne a conoscenza di questo evento da subito grazie al nostro scoop giornalistico (attraverso le colonne de La Verità) che poi portò lo Stato italiano, l’appena nato Governo Meloni, a legiferare con un provvedimento ah hoc per punire gli organizzatori dei rave illegali.

Un campo, quello di Mezzano, invaso da camion pieni di casse acustiche. Banchetti dove poter acquistare liberamente droghe di ogni genere con centinaia di poliziotti immobili ad osservare quelle persone violare liberamente ogni sorta di legge.

C’è scappato anche il morto. Un giovane per trovare refrigerio si è immerso nelle gelide acque del laghetto ed è morto affogato.

Polemiche feroci seguirono agli eventi. Il sindaco di Valentano e la sua comunità furono costretti a farsi carico di ripulire le tonnellate di rifiuti di ogni sorta lasciati da migliaia di persone incivili.

Danni anche ai manufatti di quell’area che era ed è di proprietà dell’ex sindaco di Grotte di Castro Piero Camilli.

La famiglia ha chiesto 588.476 euro di danni a nome dell’azienda

Nessuno è stato mai arrestato. Una sola persona denunciata ma che l’ha fatta franca molto velocemente. Nessuna attrezzatura sequestrata. Non ci furono sequestri di droga e spacciatori arrestati all’interno di quell’area. Tutto è stato permesso.

Piero Camilli, una volta ritrovato il terreno libero ha fatto la conta dei danni. Tanti. Tantissimi. Per svariate centinaia di migliaia di euro.

A gestire quell’emergenza, purtroppo, un ministro totalmente impreparato, Luciana Lamorgese.

Le Forze di polizia non sono riuscite ad individuare né gli organizzatori né tantomeno i responsabili di quel Ferragosto della vergogna.

L’imprenditore ha fatto quindi la cosa più elementare e cioè ha chiesto i danni a quello Stato che in quei giorni non lo ha difeso, protetto e liberato la proprietà privata occupata da quella sorta di orda barbarica.

Una causa civile intenta dunque al Ministero dell’Interno. Tre anni di processo per vedersi condannare a 10.591 euro di spese processuali.

La colpa di Camilli?

Nessuno è punibile secondo i giudici perché la legge n. 162 del 31-10-2022 non può essere considerata retroattiva.

I giudici sottolineano però che dopo l’entrata in vigore della legge voluta dal Governo Meloni e dall’attuale Ministro Piantedosi (all’epoca dei fatti Prefetto di Roma), non ci sono state più scorribande ed eventi del genere. La legge, adesso, funziona.

Il motivo è negli atti: «Il terreno su cui si estende l’azienda agricola, per quanto esposto dalle parti attrici, è stato invaso da un flusso di persone e mezzi. Con creazione di una situazione caratterizzata da condizioni igieniche precarie, nonché spaccio e uso indiscriminato di droghe pesanti e leggere, all’interno di un’area dove insistono una Zps (zona di protezione speciale) e un Sic (sito di interesse comunitario). E dove si trovano animali al pascolo, che sono stati spaventati e, in alcuni casi, uccisi. L’evento non autorizzato ha altresì causato la morte di un giovane». I soldi Camilli li ha chiesti al ministero perché «su 10.000 ne hanno preso uno solo, un albanese che sta in carcere per altri motivi. A chi li devo chiedere i danni, a lui?», dice oggi Camilli a La Verità.

Piero Camilli però non si arrende: “Sono amareggiato, ma non smetto di combattere. Ricorrerò in appello, andrò fino alla Corte europea. E’ una questione di principio, non di soldi. Anche perché ho già dichiarato che quei 500mila euro li avrei donati alla Croce Rossa”.

Detto questo e visto come sono finiti i processi a carico di Matteo Salvini e Matteo Renzi ci si domanda come sia possibile che il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, si stupisca se gli italiani non credono più al lavoro delle Procure.