VITERBO – In un animato pomeriggio nel cuore del centro storico di Viterbo, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, in collaborazione con il locale Comando Stazione, hanno attivato un decisivo servizio per porre fine all’illecita attività di vendita di sostanze stupefacenti.
Questa operazione ha permesso di smantellare un punto di spaccio gestito da due cittadini di nazionalità nigeriana, di 31 e 36 anni, che operavano come capi di una rete di distribuzione di droga all’interno di un edificio situato in una viuzza laterale alla via principale del Corso.
L’Arma di Viterbo ha risposto con fermezza alle segnalazioni della comunità locale che lamenta un problematico aumento della micro criminalità urbana che minaccia la serenità delle persone che abitano nella zona centrale della città.
L’avvio delle indagini risale a diversi giorni fa, quando i Carabinieri sono stati allertati riguardo ad individui che operavano all’interno di uno stabile situato accanto alla via più frequentata della città, coinvolti in attività illegali di spaccio di droga destinata a tossicodipendenti.
La svolta cruciale si è verificata lunedì, quando la Sezione Operativa ha varcato la soglia della cosiddetta “tana del lupo” trovandosi faccia a faccia con un marcantonio di origini africane che alla vista dei Carabinieri ha subito manifestato disagio disfacendosi di una dose di cocaina che teneva in mano cercando precipitosamente di rifugiarsi all’interno del suo appartamento. Qui tutto si è reso più complicato in quanto il fuggitivo ha cercato energicamente di chiudere la porta per proteggersi, senza tenere conto delle conseguenze per gli agenti che cercavano di impedirglielo.
Alla fine, dopo un momento di forte tensione, i carabinieri sono riusciti ad entrare, ma il malvivente si è opposto con tutte le sue forze in una furiosa colluttazione. All’interno dei locali era presente anche un altro nigeriano socio del violento spacciatore, nonché à una coppia di assuntori cronici che stava consumando droga.
Nel frattempo, una gazzella della Radiomobile è giunta in soccorso, contribuendo a ristabilire la calma. Durante la perquisizione dell’abitazione sono state rinvenute diverse dosi di eroina, cocaina, hashish e marijuana, oltre a una bilancia di precisione e una somma superiore a duemila euro in banconote di vari tagli, occultata in svariati nascondigli, tra cui nei calzini e nel tubo della cappa della cucina.
I due stranieri, con precedenti specifici sono stati tratti in arresto e nell’udienza di convalida l’A.G. di Viterbo, basandosi sui granitici elementi di prova raccolti dai Carabinieri ha aperto i cancelli del carcere per entrambi.
L’eroina confiscata è stata identificata come “Brown Sugar,” una tipologia di eroina prodotta principalmente in paesi come Iran, Pakistan, India, Nepal e, soprattutto, Afghanistan. Questa variante specifica è conosciuta come eroina nº 3, in virtù dei tre processi di raffinazione necessari per la sua produzione.
Purtroppo, l’uso di questa sostanza comporta gravi conseguenze sia a livello fisico, psicologico che sociale. Tra gli effetti più insidiosi si annovera il cosiddetto “rush,” che spinge gli individui all’incessante ricerca della sostanza, contribuendo a creare una pericolosa dipendenza. In caso di overdose, l’uso di questa droga può rivelarsi letale.
Per il 31enne che ha opposto resistenza, l’autorità giudiziaria ha disposto gli arresti domiciliari, per l’altro l’obbligo di dimora nel comune di Viterbo e l’obbligo di rimanere nel proprio domicilio dalle 21.00 alle 06.30.
Questo risultato costituisce un notevole successo per l’Arma dei Carabinieri di Viterbo, che ha dimostrato una volta di più il suo impegno costante nella lotta contro il crimine e nella tutela della sicurezza pubblica. La cittadinanza potrà quindi essere un po’ più tranquilla sapendo che un pericoloso punto di distribuzione di sostanze stupefacenti è stato definitivamente smantellato, e che i responsabili sono stati condotti di fronte alla giustizia.
PRESUNZIONE DI INNOCENZA
Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva.