VITERBO – Siamo alle solite, ecco che riviene fuori il problema dell’arsenico nell’acqua, stavolta quest’ultima non va bevuta nè usata per cucinare nei quartieri cittadini di Santa Barbara, Ellera, Paradiso e località La Quercia. La sindaca Frontini, come scritto nelle note ufficiali, ha firmato l’ordinanza “a seguito – informano da palazzo dei priori – della comunicazione Asl al Comune di Viterbo e al gestore del servizio idrico Talete dello scorso venerdì 13 giugno, acquisita al protocollo del Comune il 16 giugno, all’esito del rapporto di prova di Arpa Lazio dell’11 giugno”.
Acqua sì, acqua no, arsenico sì, arsenico no, ormai siamo quasi al teatro paradossale d’avanguardia, continui dubbi e perplessità persino sulla potabilità di quanto più di necessario c’è per un essere vivente: ma nel frattempo le bollette di Talete tutto sono fuorchè economiche, quasi ci trovassimo dinanzi ad un bene di lusso, figuratevi.
E la politica che cincischia, e il comitato per l’acqua pubblica che denuncia inascoltato, e la “rappresentazione che va in scena” tra rassicurazioni e divieti, ammissioni e negazioni, accordi “trasversali per l’impiego” e manager che si sostituiscono a manager in una eterna liturgia del “forse, chissà, per carità, no problem, achtung e via dicendo”.
L’unica cosa incomprensibile è che dinanzi a questo tragicomico rimpallo di responsabilità, l’opinione pubblica che dovrebbe in maniera netta e decisa reclamare sicurezza e verità, non appare, perchè neanche si formò.
E continuare a pagare profumatamente chi per cosa, quando e dove non è dato sapere.