Il Vaticano indaga gli ex manager del Bambin Gesù per l’attico del cardinale Bertone

Esclusiva di Etrurianews. Ecco le foto del portone di ingresso della residenza più chiacchierata del Vaticano

ROMA – Per Giuseppe Profiti i 200mila euro spesi dal Bambin Gesù per ristrutturare l’appartamento di Tarcisio Bertone erano un «investimento»: la casa del cardinale sarebbe stata usata come sede «per iniziative istituzionali e di fund raising». Non la pensa così la Santa Sede che ora indaga sull’ex presidente e sull’ex tesoriere dell’ospedale pediatrico.

Il Vaticano conferma l’apertura dell’indagine per i finanziamenti della ristrutturazione dell’attico dell’ex Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone.  

«Sono indagati Giuseppe Profiti e Massimo Spina», riferisce il vice direttore della sala stampa vaticana, Greg Burke, confermando quanto anticipato dall’Espresso. L’accusa sarebbe di appropriazione indebita per i due ex manager del Bambino Gesù. «Il cardinale non è indagato», precisa il portavoce riferendosi al cardinale Bertone. Lo scorso Natale l’ex segretario di Stato aveva restituito al Bambin Gesù 150mila euro. Un risarcimento all’ospedale pediatrico per il danno provocato dalle spese di ristrutturazione del suo appartamento.

Tre mesi fa, in piena bufera Vatileaks 2, Bertone aveva spiegato che il suo contributo era «una donazione volontaria resa possibile grazie ai miei risparmi e alla beneficenza ricevuta per finalità caritative. Pagherò la somma con versamenti a rate».

Riaffermando l’estraneità al fatto che fondi del Bambin Gesù siano confluiti nelle spese di ristrutturazione del suo alloggio, Bertone assicurò che avrebbe aiutato «un progetto di ricerca per malattie rare che riguarda 50 bambini». E aggiunge che «la mia vita non è lussuosa, ho lavorato per tanti anni e ho avuto uno stipendio».

Da parte sua l’ ex amministratore del Bambin Gesù, Profiti aveva dichiarato: «Ho dato 200 mila euro per ristrutturare un appartamento in cui abitano 4 persone, cioè una famiglia religiosa, ognuno con camera e bagno». Il cardinale aveva replicato di non essere a conoscenza dello stanziamento e di aver pagato i lavori con 300 mila euro suoi. Intanto in Curia sottolineano che «non si tratta comunque di un alloggio di proprietà e dopo Bertone tornerà a disposizione del Governatorato».

I lavori per la ristrutturazione dell’attico di Bertone, secondo quanto ricostruito dall’Espresso, sono costati in totale 422 mila euro che sono stati fatturati nel 2014 non alla società italiana che ha materialmente effettuato il restauro (La Castelli Re, fallita a luglio del 2015), ma a una holding britannica con sede a Londra, la LG Concractor Ltd.

Controllata sempre da Gianantonio Bandera, titolare della Castelli Re e amico personale del cardinale Bertone.

Ma per il settimane, «oltre alle sette fatture pagate al costruttore attraverso i conti Ior e Apsa della Fondazione, però, i magistrati di Francesco hanno in mano anche lettere firmate che inchiodano l’ex segretario di Stato di Benedetto XVI alle sue responsabilità: Bertone, che ha finora sostenuto di essere all’oscuro di eventuali finanziamenti di terzi, è invece sempre stato a conoscenza che i soldi del restauro del suo appartamento venivano (anche?) dall’ente di beneficenza dell’ospedale vaticano».

L’Espresso pubblica, inoltre, la corrispondenza tra Profiti e Bertone, “dove si evince che il manager, in una lettera firmata del 7 novembre 2013, ha davvero offerto al cardinale di pagare (tramite la onlus dedicata ai bambini malati) i lavori dell’attico di residenza in cambio di ospitare “incontri istituzionali” nella casa, e che Bertone – il giorno dopo – lo ha ringraziato accettando l’offerta, allegandogli persino una lista di “desiderata”. Scrive il porporato: «Egregio Professore, la ringrazio per la lettera del 7 novembre, che mi ha inviato a nome della Fondazione Bambino Gesù Al riguardo, come già riferito nelle vie più brevi, tengo a confermare che sarà mia cura fare in modo che la copertura economica occorrente alla realizzazione degli interventi proposti nella documentazione che allego, venga messa a disposizione della Fondazione a cura di terzi, affinché nulla resti a carico di codesta Istituzione».

Il cardinale Bertone «ribadisce di non aver mai dato indicazioni, o autorizzato, la Fondazione Bambino Gesù ad alcun pagamento in relazione all’appartamento da lui occupato e di proprietà del Governatorato», precisa l’avvocato Michele Gentiloni Silveri che, «in nome e per conto» dello stesso Bertone e in relazione all’articolo che sarà pubblicato sul prossimo numero dell’Espresso, sottolinea «come la missiva inviata da Bertone a Profiti l’8 novembre 2013, conferma integralmente la veridicità di quanto da lui sempre affermato». «In effetti – rileva il legale – nella citata risposta si chiarisce a Profiti che la volontà del cardinale è quella di nulla porre a carico della Fondazione Bambino Gesù, comunicandogli al contempo che sarà cura del cardinal Bertone stesso di procedere alla ricerca di finanziamenti per i lavori da espletarsi nell’appartamento».

«Successivamente – aggiunge Gentiloni Silveri -. Bertone, non avendo ricevuto alcun sussidio da parte di terzi, ha pagato personalmente l’importo richiesto dal Governatorato in relazione ai lavori effettuati nell’appartamento a lui assegnato e di proprietà di quest’ultimo».

fonte: Giacomo Galeazzi lastampa.it