Palamara, la verità su Salvini e i messaggi col Procuratore di Viterbo Auriemma: “Ecco perché andava colpito”

Lo scandalo della magistratura emerso dopo le intercettazioni di Luca Palamara, ex presidente dell’Anm, ha scoperchiato un sistema fatto di stretti legami tra giustizia e politica. Nel libro Il sistema, scritto da Alessandro Sallusti, si racconta il dietro le quinte di questo mondo attraverso le parole di Luca Palamara, che col direttore de Il Giornale ne ha ricostruito gli intrecci e i retroscena. Questa sera, Luca Palamara è stato ospite di Massimo Giletti a Non è l’Arena per ribadire le sue verità.

“Finché non c’è una decisione definitiva io sono ancora un magistrato e mi vanto di aver fatto questo racconto da magistrato”, ha esordito Luca Palamara nello studio di Massimo Giletti parlando del suo libro, rivelando che “I magistrati mi dissero: ‘Luca tu devi dire la verità'”. Il magistrato ha poi aggiunto: “La più grande soddisfazione è stata sentirmi dire: ‘Luca ho letto il libro, dice tutta la verità”.

Luca Palamara ha difeso la decisione di realizzare il tomo, sottolineando che lo scandalo delle procure, dal suo punto di vista sia una “operazone che si è tentata di fare, di identificare nella mia persona l’unico responsabile, è fallito”. Ciò di cui viene accusato oggi Luca Palamara non è una novità per le magistrature perché, come spiega Luca Palamara, “i problemi di cui parliamo oggi sono problemi già dibattuti ma ci siamo arroccati, siamo diventati una casta, di cui facevo parte anche io e la politica ne faceva parte”.

In molti accusano oggi Palamara di essere alla base della perdita di credibilità della magistratura, ma il magistrato si difende e attacca: “Il problema della credibilità non può essere legata a una persona sola. Perde credibilità quando i tempi della giustizia sono troppo lunghi”. Luca Palamara ha messo il suo racconto a disposizione: “Mi sono messo a disposizione delle varie autorità giudiziarie. Sono disponibile a reiterare le mie affermazioni, quello che dirò questa sera, davanti alla Commissione del Csm per un confronto”.

“Le parole del consigliere Nino Di Matteo furono quelle di un uomo forte e coraggioso ma mi fecero riavvolgere il nastro delle mie conversazioni di quel periodo”, ha raccontato il magistrato ospite di Massimo Giletti rimettendo in ordine i tasselli del caso Di Matteo scoppiato lo scorso maggio: “È il sistema che ha fatto fuori Di Matteo, che non era assolutamente controllabile. In quel periodo si discuteva sui posti apicali al ministero, all’interno della magistratura c’è un problema di gelosie”.

Il discorso si è poi spostato sulla nomina del ministro della Giustizia, che non sarebbe dovuto essere Bonafede come spiega Palamara: “Il sistema non poteva soffrire Nicola Gratteri come ministro della Giustizia. L’interlocuzione dei magistrati con il Quirinale avveniva”.

Si passa poi a parlare delle chat con il procuratore di Viterbo, Paolo Auriemma, sull’inchiesta di Salvini ad Agrigento durante il periodo del leader della Lega al ministero degli Interni. “All’interno della magistratura ci sono diverse sensibilità culturali. Su questo tema subentra un substrato ideologico”, ha spiegato Luca Palamara, prima di ricevere in diretta la chiamata di Matteo Salvini: “L’idea di Palamara è emersa, quanti altri pensano uguale, fanno di peggio e delle loro chat non risulterà niente?”. Matteo Salvini, ora a processo, si è detto tranquillo sull’esito, ma ha sottolineato come dal suo punto di vista “la cosa grave per cui ho comprato il libro di Palamara e Sallusti, è tutto quello che c’è dietro. Le nomine pilotate, la spartizione per correnti. La giustizia riguarda 60 milioni di italiani, non c’è solo il penale, c’è anche la giustizia tributaria. Io avrei due o tre soluzioni per superare questi problemi e vorrei anche sapere che cosa ne pensa il dottor Palamara”.

Luca Palamara ha mosso le sue scuse in diretta a Matteo Salvini: “Non ho nessuna difficoltà ad ammettere un errore, dovuto a una conversazione affrettata. Ma che in quel momento ci fosse quel clima nei confronti del senatore Salvini all’interno della magistratura è la verità”. Il leader dela Lega, ribadendo la sua convinzione a un buon esito del processo, ha teso la mano a Luca Palamara: “Io accetto le sue parole, non porto rancore. Mi auguro però che ci siano alcune procure che aprano inchieste su quello che Palamara ha scritto nel suo libro, perché quelli sono reati”.

Il senatore Salvini ha poi proseguito esponendo la sua idea di riforma, spiegando che “contro il sistema delle correnti e la spartizione delle nomine nella magistratura, l’unica soluzione è il sorteggio“. Il magistrato ha confermato l’ipotesi del leader della Lega, spiegando che “il sorteggio era la riforma più temuta, avrebbe scardinato il sistema delle correnti”. Il leader della Lega ha concluso sottolineando come “le parole di questa sera di Palamara hanno chiarito che quando la giustizia invade il campo della politica non è mai un buon segnale. Non vorrei che lui venga utilizzato come capro espiatorio da suoi colleghi che hanno fatto anche di peggio”.

 

fonte: ilgiornale.it