Appello al Ministro Erika Stefani e Regione Lazio, dei genitori di giovani disabili a cui sono state sottratte le cure domiciliari: “Avete idea di cosa significhi assistere un paziente complesso, giorno e notte, senza un valido aiuto?”
ROMA – “Il caso della piccola Chloe di Sabaudia, la lotta della mamma perché la Regione le garantisca le cure necessarie alla sua sopravvivenza, ci ricordano come l’emergenza Covid, che pur merita tutte la nostra attenzione e dedizione, non possa confinare in secondo piano chi ha reali ed impellenti necessità di salute. Garantire la comunità dalla diffusione del virus non può tradursi in abbandono e burocrazia per gli altri malati: è necessario cambiare l’approccio. Razionalizzando le risorse e le disponibilità, dando modo così a nessuno di rimanere davvero indietro. Ho personalmente interessato il nostro capogruppo in Regione, Angelo Tripodi, a fare richiesta di riattivare l’assistenza infermieristica, che va garantita nonostante le restrizioni della pandemia, per la piccola presso la Regione Lazio e la Asl di Latina, ponendo rimedio ad una situazione insostenibile per lei e per il suo nucleo familiare. La Regione risponda e intervenga: non lo fa come favore al sottoscritto ma ad una bimba incolpevole che non può scontare le complessità e le incongruenze di questa nostra epoca”. Così il senatore della Lega Gianfranco Rufa.
I Fatti
“Signor ministro, la invitiamo a risolvere una situazione giunta ormai al collasso. L’assistenza domiciliare su pazienti ad alta complessità di fatto non viene più erogata dalle società accreditate per conto della Regione Lazio». Questo l’incipit dell’appello pubblicato da Latina Oggi, e rivolto al ministro alle Politiche per la Disabilità Erika Stefani da alcuni genitori della provincia di Latina alle prese con figli affetti da disabilità gravissima e bisognosi di assistenza domiciliare. Solo nella provincia di Latina si contano 32 casi complessi e un gruppo whatsapp dedicato. A battersi in prima fila è Valentina, di Sabaudia, mamma di Chloe, dieci anni e in lotta con la sindrome di Dravet, un’epilessia farmaco resistente neonatale. «Prendo atto che le esortazioni già fatte pervenire a mezzo mozioni da Angelo Tripodi della Lega, che non finirò mai di ringraziare, all’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato non sono valse a nulla – scrive Valentina al ministro -, e con gli altri genitori torniamo a denunciare le condizioni di vita delle nostre famiglie, che da inizio pandemia si trovano costrette a combattere contro le grandi falle legislative ed amministrative dell’assistenza domiciliare, giunta al collasso per mancanza di personale infermieristico professionale per i nostri malati ad alta complessità colpiti da malattie rarissime e degenerative. Le società erogatrici ci comunicano che in carenza di personale non riescono a coprire i turni e questo, purtroppo, si verifica già da mesi. Ma avete idea di cosa significhi assistere un paziente complesso, giorno e notte, senza un valido aiuto? Può immaginare in quali condizioni di stress psicofisico vengono messi il caregiver e l’intera famiglia che vivono questo tipo di disagio? La mancanza di stabilizzazione del personale da parte delle società accreditate presso la Regione Lazio ha causato la fuga in massa di infermieri che, in cerca di garanzie contrattuali, hanno trovato occupazione presso cliniche o altre strutture, spingendo gli infermieri stessi a partecipare ai concorsi pubblici che hanno assorbito un’ingente quantità di personale».