Acquapendente – Lavori forzati per i lavoratori della Rsa San Giuseppe. Turni massacranti con personale all’osso

Due piani con trenta pazienti ciascuno. Un addetto per ogni piano in alcuni turni e quando si tratta di mangiare o metterli a letto è un vero dramma

ACQUAPENDENTE – Già in passato ci siamo occupati della residenza sanitaria per anziani di Acquapendente San Giuseppe. Lo avevamo fatto sotto il periodo delle festività natalizie quando la direzione comunicava l’aumento delle rette mensili.

In genere quando si aumentano le rette entrano più soldi e quindi i servizi dovrebbero migliorare.

Invece no. Ad Acquapendente succede esattamente il contrario anche grazie alla totale mancanza di controlli da parte del commissario IPAB nominato politicamente dalla Regione Lazio e che dovrebbe essere ancora tale Franco Colonnelli.

Poi ci sono coloro che si occupano di incassare soldi mensilmente che provengono dalle famiglie, dal Comune e dalla Regione Lazio.

Il direttore generale della struttura dovrebbe essere ancora Francesco Villanova e l’amministratore unico Fabrizio Canestri.

Come si fa a guadagnare più soldi possibile da questo tipo di attività?

Risparmiando un po’ su tutto, a cominciare dal personale. Le lamentele sono sempre più forti e i turni degli operatori socio assistenziali sono al livello dei lavoratori forzati di ottocentesca memoria.

Andando sul loro sito, molto scarno e dove non c’è traccia di un solo nome dei responsabili ci ha colpiti una frase:

Il nostro team è strutturato e teso SOLO al raggiungimento di un obiettivo comune ed univoco: il soddisfacimento e la cura dell’OSPITE

Ecco. Allora ci poniamo alcune domande su questa frase che stride con la triste realtà. Com’è possibile che una struttura con circa 60 pazienti suddivisi su due piani possa essere gestita da un addetto a piano?

Già perché le quindici unità del personale, spalmato in diversi turni giornalieri, si ritrovano nel turno pomeridiano, quello della cena e della messa a letto in condizioni disumane?

Forse l’ispettorato del lavoro, i NAS, la Asl ma anche la Regione Lazio dovrebbero andare a controllare e parlare con queste persone costrette a turni massacranti e in condizioni di fatica non più accettabili.

Una vergogna. Pensate l’ora di cena. Con tutti questi anziani che per stare meglio

e non stanno certamente lì gratis. Non vogliamo entrare nel merito della qualità del cibo. Quello dovrebbero farlo altri. Pensiamo solo che alle 18, ora di cena, c’è solo un addetto a disposizioni di quelli che, purtroppo, non sono più autosufficienti.

Uno scandalo. Una vergogna che deve finire. Non solo per il rispetto degli anziani che quando sono le sette sono già dentro il letto e non rompono più le scatole ma anche per il personale che è obbligato a fare una vita inaccettabile.

Certo, è ovvio che macinare soldi in questa situazione e far arricchire la società che gestisce la residenza sanitaria per anziani San Giuseppe.

Se il sindaco Angelo Ghinassi avesse a cuore gli anziani del suo paese e anche dei lavoratori, manderebbe qualcuno a controllare.

Già, perché gli anziani, tutti i giorni, con inaudita vergogna, vengono adagiati sulle sedie senza avere alcun tipo di intrattenimento, svago, attività ludiche e di socialità.

Per questo riteniamo giusto e doveroso segnalare alle autorità competenti affinché verifichino questa situazione e prendano i provvedimenti del caso.