Ferrara – Voleva vendicare la morte del figlio ma è stato trucidato a bottigliate e colpi di chiave inglese

FERRARA – È stato ammazzato a bottigliate e con una chiave inglese, a una manciata di metri da dove, nella notte tra il 12 e il 13 agosto scorsi, era morto il ’suo’ Edoardo: il ragazzo di 19 anni che aveva cresciuto come suo figlio.

E che venerdì sera lui voleva vendicare. É morto così Davide Buzzi, 43 anni: con il volto sfigurato dai colpi e un profondo taglio alla gola. Lui un gigante, steso a terra, inerme, davanti alla porta di ingresso del Big Town, la chupiteria di via Bologna a Ferrara, che è stata teatro dell’orrendo delitto. Lì Buzzi e il cugino del 19enne morto settimane prima, Lorenzo Piccinini, sono entrati intorno alle 23 di venerdì.

Avevano una tanica di coloro rosso fuoco, piena di carburante. Pare volessero incendiare il locale, o quantomeno questo sarebbe stato il timore dei titolari i quali, pare, avessero ricevuto in precedenza alcune minacce in tal senso, tanto che si erano spaventati anche alcuni clienti. Buzzi li riteneva colpevoli di non aver allertato i soccorsi in tempo utile quando davanti al loro locale, Edoardo si era accasciato ed era poi morto.

La ricostruzione. Sono le 23 circa quando Buzzi e il cugino del 19enne morto il 13 agosto arrivano con una Bmw in via Bologna, la fermano ed entrano nel locale con la tanica. Ma non fanno in tempo ad aprirla, a quanto pare, che vengono colpiti dal titolare del Big Town, Mauro Di Gaetano, 41 anni e dal padre Giuseppe di 69 anni.

Un massacro per Buzzi che viene raggiunto al volto con cocci di bottiglia e con una chiave inglese e poi da un profondo taglio alla gola. Le sue condizioni appaiono subito disperate, viene trasferito al Sant’Anna di Cona, dove morirà poco dopo. Ancora gravi le condizioni di Piccinini, colpito da una profonda coltellata all’addome.

Le indagini per ricostruire chi ha sferrato i colpi, chi ha materialmente ucciso Buzzi sono eseguite dai carabinieri, coordinati dal pm Barbara Cavallo. Ieri in procura sono stati interrogati a lungo Di Gaetano padre e figlio, che fino alla tarda serata erano in stato di fermo di polizia giudiziaria, in quanto indiziati di concorso in omicidio volontario, per la morte di Buzzi, e del tentato omicidio di Piccinini. A monte del delitto, c’è la morte del 19enne, di cui Buzzi accusava i titolari del locale nella misura in cui non si erano prestati per soccorrerlo. Non si dava pace. Li aveva minacciati, tanto che nei suoi confronti il titolare del locale aveva presentato una denuncia alla polizia per estorsione. La situazione era incandescente e venerdì sera si è consumato il tragico epilogo.

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