Soumahoro: invece di dimettersi lascia Avs, passa a gruppo Misto Camera e mantiene la poltrona

ROMA – Si dice “francamente stupito e amareggiato, ad eccezione di qualche parlamentare” per “l’assenza della solidarietà umana e del supporto politico da parte del gruppo parlamentare Alleanza Verdi-Sinistra (Avs), con quale sono stato eletto da indipendente”.

Così, Aboubakar Soumahoro annuncia che “dopo un’attenta e sofferta meditazione sul piano umano e politico, ho maturato la decisione di aderire al Gruppo parlamentare Misto, lasciando il gruppo Avs, per proseguire la mia attività di parlamentare”.

Aggiunge ancora: “Mi spiace sinceramente che non sia stato compreso ciò che realmente intendevo dire quando ho parlato di diritto alla moda e all’eleganza, laddove intendevo riferirmi al diritto di chiunque di vestirsi come meglio crede. Tuttavia trovo davvero singolare che mi si chieda di esprimere un giudizio di valore circa foto della mia compagna risalenti a 4 anni prima che io la conoscessi”. Aboubakar Soumahoro presenta un dossier nel quale confuta le accuse arrivate in questi mesi relativamente anche alla moglie, Liliane Murekatete.

Una persona di colore “va bene finché è un ‘negro da cortile’, finché protesta con gli striscioni, che che peraltro ho fatto mille volte e non smetterò mai di fare, se è povero e sta ai margini. Ma se prova a fare un salto di qualità immediatamente disturba”. E’ questo, secondo Aboubakar Soumahoro, uno dei motivi che hanno portato ad un “ingiustificato accanimento” nei suoi confronti. Si tratta di una “dimensione relativa a me come individuo”, sottolinea nel dossier parlando poi di una seconda dimensione, relativa questa al “modello sociale”: il modello della Lega Braccianti, con i lavoratori dei campi non solo stranieri ma anche italiani – afferma – che si autodeterminano e si autogestiscono”. Questo “fa molta paura, toglie potere a un sistema di assistenzialismo che ha come obiettivo quello di mantenere lo stato di emergenza, semplicemente perché finché c’è emergenza ci sono soldi a pioggia per gestire l’emergenza, e, dal momento che nulla accade per caso, forse questo può far comprendere perché vi sia stato così tanto ingiustificato accanimento nei miei confronti”.

“A fine 2021 lessi da alcuni articoli di stampa sulla mancata retribuzione ad alcuni dipendenti della Karibu e – pur non avendo alcun interesse diretto nelle cooperative – chiesi immediati chiarimenti a riguardo. Venni informato del fatto che non erano ancora pervenuti tutti i soldi necessari per pagare gli stipendi, che si erano sollecitati gli Enti pubblici, e – così mi venne detto – che auspicabilmente tutto si sarebbe risolto in tempi ragionevoli”.

“La cooperativa – ricostruisce Soumahoro – aveva un’ottima reputazione in quanto premiata e apprezzata da molti giornali e politici locali e nazionali, dunque non avevo motivo di ritenere vi fossero criticità insanabili, a parte una temporanea difficoltà di cassa, purtroppo abbastanza frequente per chi opera con progetti finanziati da fondi pubblici. In ogni caso, ho totale fiducia nella Magistratura, e se sono stati commessi degli errori, chi li ha commessi pagherà”. Soumahoro – spiega il dossier – “in questi anni ha visitato unicamente una sede della cooperativa Karibu, quella dedicata all’assistenza ai minori, trovando un ambiente pulito e dignitoso come peraltro pubblicamente riconosciuto dal Comune di Roma, che ha confermato che la situazione (certificazione DURC) risultava regolare fino al 27 ottobre 2022”. “La situazione nel mondo dell’assistenza è critica – spiega Soumahoro – e non certamente da oggi. Lo Stato paga poco, male e tardi, soprattutto dopo l’entrata in vigore del Decreto sicurezza nel 2018. Alla domanda del perché io non mi sia immediatamente attivato per intervenire a sostegno dei lavoratori della Karibu in difficoltà, posso rispondere due cose: la prima, a giustificazione del tutto parziale, è che mentre ero fortemente impegnato con le mie attività sindacali e sociali sul territorio nazionale, avevo speranza che la situazione potesse rapidamente risolversi una volta arrivati i fondi pubblici attesi; la seconda è porre le mie scuse incondizionate a quei lavoratori, che avrebbero meritato da parte mia – in ogni caso e a prescindere da quanto sopra – una più sollecita attenzione. Quando una persona sbaglia, anche se solo per sottostima del problema e non in malafede, esiste una sola soluzione: scusarsi, ed impegnarsi a fare meglio in futuro affinché non capiti mai più”.

“Non vivo nessuna condizione di conflitto di interesse, né diretto né indiretto, nell’ambito della mia attività Parlamentare. Ricopro questa carica da tre mesi, prima ero un attivista socio-sindacale che ha lottato per oltre vent’anni per i diritti dei lavoratori e contro lo sfruttamento e la precarietà, non nasco certo dal nulla. Vorrei porre io una domanda: le indagini sulla Karibù si sono sviluppate tra il 2015 e il 2019, e nel frattempo gli enti pubblici hanno continuato a collaborare con la Cooperativa, anche perché – secondo il Comune di Roma – la situazione appariva regolare dal punto di vista amministrativo fino al mese di ottobre 2022. Mi chiedo allora: a chi spettava controllare? Al ministero degli Interni, ai Comuni territorialmente competenti e agli altri Enti locali? O sono io che avrei dovuto sostituirsi ad essi? La verità è che non ho mai tratto alcun vantaggio dalle attività della Cooperativa Karibu; non sono mai stato membro né delle cooperative né dei loro Consigli di amministrazione, non ho mai prestato consulenze ai loro Enti, e chiunque affermi il contrario sta mentendo e formulando accuse inventate, senza nessuna prova”.

“Per rispondere a coloro che dicono che nel borgo non ci sono bambini, vorrei precisare che i bambini ci sono eccome, tuttavia non possono vivere nell’insediamento per via delle condizioni ambientali e sanitarie completamente inadeguate per loro, quindi i genitori sono spesso costretti a portarli e lasciarli a famiglie italiane o di loro connazionali per ospitarli presso le loro abitazioni, e di questo ha contezza chiunque operi realmente sul territorio. Comunque i braccianti stessi possono confermare cosa accadde: organizzammo una campagna di raccolta per allietare il Natale sia dei bambini che dei braccianti all’interno dell’insediamento, per l’occasione fu organizzata una festa in cui si sarebbe svolta la distribuzione dei doni. Quel giorno ci fu un incendio – cosa purtroppo non rara, viste le condizioni di cronica assenza di sicurezza negli insediamenti – che ci costrinse ad interrompere la festa. Per questo consegnammo i regali ai braccianti che li distribuirono ai bambini in un secondo momento. Solo la mala fede può suggerire conclusioni diverse da quanto realmente successo”. Lo spiega il deputato Aboubakar Soumahoro replicando alle notizie secondo le quali avrebbe fatto una distribuzione di doni per i bambini nelle baraccopoli in provincia di Foggia dove, si sosteneva, i bambini non c’erano.