CITTA’ DI CASTELLO – La Sezione giurisdizionale della Corte dei conti dell’Umbria ha condannato un medico – all’epoca dei fatti in forze all’ospedale di Città di Castello – a un risarcimento di 195mila euro. I fatti risalgono a quasi 20 anni fa, quando una paziente si sottopose a una risonanza magnetica all’addome inferiore all’ospedale di Città di Castello, ma il radiologo, non segnalo l’evidente tumore al retto scoperto con l’esame.
Il cancro diagnosticato in ritardo costò alla paziente, quattro anni dopo, l’asportazione e la ricanalizzazione dell’intestino, con conseguenze gravemente invalidanti, evitabili all’epoca del primo controllo con un semplice intervento endoscopico.
La sentenza ha riconosciuto la responsabilità per colpa grave del medico radiologo, ritenuto responsabile dell’omessa segnalazione.
La Usl dopo una serie di accertamenti tecnici risarcì la donna con 260 mila euro.
La Corte dei Conti ha ora condannato il medico di radiodiagnostica, riconosciuto responsabile di colpa grave al pagamento di un risarcimento di 195mila euro: tra interessi e rivalutazione sfioreranno i 260mila euro. La stessa somma che l’Asl Umbria 1, attraverso l’assicurazione, anticipò alla donna nel 2016, una volta riconosciute le sue ragioni. La vicenda ha però inizio nel 2008. Il medico al tempo in servizio nel reparto di radiodiagnostica dell’ospedale di Città di Castello, nel “leggere” le immagini della risonanza magnetica si limita a escludere patologie ginecologiche, come da richiesta, e ignora la massa sospetta nell’intestino, già visibile e riconoscibile. Nella sentenza i giudici contabili scrivono che il “non avere segnalato la lesione” integra un “comportamento gravemente colposo”. Un errore – si legge ancora – non scusabile per la sua grossolanità”.
La Corte dei Conti ha condannato il medico di radiodiagnostica, riconosciuto responsabile di colpa grave al pagamento di un risarcimento di 195mila euro: tra interessi e rivalutazione sfioreranno i 260mila euro. La stessa somma che l’Asl Umbria 1, attraverso l’assicurazione, anticipò alla donna nel 2016, una volta riconosciute le sue ragioni. Nella sentenza i giudici contabili scrivono che il “non avere segnalato la lesione” integra un “comportamento gravemente colposo”. “Un errore – si legge ancora – non scusabile per la sua grossolanità”.