Le denunce di Chiara Colosimo, Roberta Bernardeschi e di Massimo Giletti con “Non è l’Arena” hanno smascherato il più grande disastro amministrativo mai compiuto dalla Regione Lazio. Per la Corte dei Conti: “da Zingaretti ingerenze e acquisti incauti”
ROMA – Nicola Zingaretti e Carmelo Tulumello sono in mezzo ad un mare di guai. Devono restituire alle casse delle Regione Lazio 11,7 milioni di euro. Smontare l’atto d’accusa della Corte dei Conti che porta la firma del viceprocuratore generale Alfio Vecchi per loro non sarà facile. Tutt’altro che facile. Nei prossimi giorni vi sveleremo perché ad occuparsi di questo fascicolo è stato Vecchi e non il capo della procura Tommaso Miele. Ancora non è il momento.
La prima cosa che emerge dalla lettura di questo documento di “invito a dedurre” è che la maggior parte dei documenti raccolti dalla Procura Generale della Corte dei Conti proviene dal nostro sito. Tutte le nostre scoperte, dalla novazione alle polizze fideiussorie false, sono diventate prove di mala amministrazione del presidente Nicola Zingaretti e del capo dei vigili urbani di Rieti, Carmelo Tulumello.
Grazie alle denunce e al coraggio della consigliera regionale Chiara Colosimo di Fratelli d’Italia oggi diventata deputata con un boom di preferenze a Latina. Grazie a questo blog che ha dato voce a Roberta Bernardeschi coraggiosa rappresentante della DIRER e soprattutto grazie a Massimo Giletti che, con puntate di denuncia mirate sull’argomento, hanno permesso che questa storia di bugie e inganni venisse alla luce.
Determinante inoltre l’esposto di oltre 40 pagine presentate dall’allora consigliera regionale Roberta Angelilli di Fratelli d’Italia che ha inchiodato Zingaretti alle proprie responsabilità.
Vedremo, sempre nei prossimi giorni, che anche la Ecotech Srl non apparirà più un “mostro” come inizialmente è stato rappresentata. In estrema sintesi un imprenditore ha fiutato il business e ci si è buttato, ma lo hanno fregato. Ha restituito una parte dei soldi e ci sono milioni di mascherine ancora ferme nella dogana di Ciampino e mai ritirate.
Torniamo alla richiesta di spiegazioni della Corte dei Conti avanzata alla Regione Lazio che, tra le altre cose, ha già risposto (ma non si sa bene cosa).
La «responsabilità» del danno erariale da 11,7 milioni di euro «patito dalla Regione Lazio» e derivante dall’«incauto affidamento della fornitura di mascherine alla società Ecotech Srl» è direttamente ascrivibile al governatore Nicola Zingaretti fresco di ripescaggio alla Camera dei Deputati dove sta scappando a gambe levate.
Lo mette nero su bianco, come detto, il viceprocuratore generale della Corte dei conti Alfio Vecchio nell’invito a dedurre inviato allo stesso Zingaretti e al responsabile della Protezione civile regionale Carmelo Tulumello.
Per i magistrati contabili, infatti, «Zingaretti era solito ingerirsi negli acquisti di mascherine» e «diversi episodi testimoniano» come il presidente della Regione «si occupasse direttamente di intessere rapporti per l’acquisizione di mascherine».
Come anticipato nello scoop del quotidiano “La Verità” a firma di Giacomo Amadori, il viceprocuratore Vecchi cita l’episodio della sorella di laZingaretti, Ange, che aveva indicato a un imprenditore il contatto della segretaria di Tulumello.
«La sorella di Zingaretti – si scrive nell’invito a dedurre Vecchi– pur non essendo dipendente della Regione Lazio e priva di qualsiasi ruolo ufficiale, svolgeva un ruolo attivo di canalizzazione di possibili fornitori di mascherine, facendo così intendere un coinvolgimento talmente diretto del Presidente della Regione nella gestione delle forniture di mascherine da arrivare a ricomprendere anche i suoi familiari». La procura contabile cita anche un altro episodio. Una mail del 20 marzo 2020 inviata dal presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, con allegati contratti di fornitura di mascherine.
La mail ha per oggetto: «Come da richiesta di Nicola Zingaretti, mi sono attivato per far fronte alle richieste di aiuto della Regione Lazio».
Per il viceprocuratore generale, il governatore «ha effettuato diverse ingerenze nel procacciamento di mascherine» e «ha svolto un ruolo causalmente efficiente nella produzione del danno conseguente alla gestione della situazione verificatasi con l’inadempimento di Ecotech, assumendo la posizione pubblica di rifiuto di recupero dell’anticipo» versato dalla Regione.
«L’incauto affidamento – ricorda la procura contabile – è avvenuto sotto la copertura del decreto legge 14/2020 emanato per fronteggiare la pandemia che limitava la responsabilità amministrativa e contabile ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario o dell’agente che li ha posti in essere o che vi ha dato esecuzione».
Ecotech (e Mondin) doveva consegnare la merce in tempi strettissimi, secondo il viceprocuratore «non compatibili con il tempo effettivo di sdoganamento della merce in base a quanto dichiarato da altri imprenditori alla Guardia di Finanza».
Le forniture non arrivano e il 27 marzo la Protezione Civile invia all’azienda una diffida ad adempiere, minacciando in caso di inadempimento la risoluzione del contratto e il recupero dell’acconto versato.
Nel frattempo cambia il quadro normativo di riferimento: il decreto legge 14/2020 non viene convertito e lo «scudo» viene abrogato dall’articolo 1 comma 2 della legge 27/2020. Il giorno successivo la Protezione Civile del Lazio procede all’immediata risoluzione di tutti gli affidamenti, ottenendo la restituzione di soli 1,7 milioni e la consegna di due milioni di mascherine.
Ormai lo scandalo è diventato di dominio pubblico: «Nonostante – scrive la procura della Corte dei conti – l’inaffidabilità» dell’azienda «era già facilmente presumibile anche solo analizzando la struttura societaria» e nonostante la stessa Protezione Civile nella diffida ad adempiere parli di «inaffidabilità» e «spregio delle più elementari regole di diligenza», Zingaretti in persona interviene per difendere l’operato della Regione con due comunicati stampa dell’8 e dell’11 aprile 2020, minacciando denunce contro i giornali (anziché contro l’azienda inadempiente) che parlavano di truffa, bollando e diramando le inchieste giornalistiche come «bufala».
Ebbene la denuncia è stata fatta al nostro Blog con l’accusa di aver scritto “bufale“. Peccato che oggi quelle “bufale” costeranno assai care al presidente uscente Nicola Zingaretti e Carmelo Tulumello. Aspettiamo di vedere adesso se la Procura della Repubblica di Roma procederà contro Nicola Zingaretti per “querela temeraria”.
La presa di posizione di Zingaretti viene definita «sorprendente». «Invece di denunciare – scrive la procura della Corte dei conti nell’invito a dedurre- quanto accaduto e attivarsi per il recupero con una tempestiva azione cautelare, l’amministrazione regionale si assumeva la responsabilità di intavolare una illogica e infruttuosa interlocuzione» con l’azienda «sulla base di elementi improbabili e falsi».
Secondo Vecchi, se la Regione si fosse attivata subito avrebbe potuto recuperare le somme anticipate, prima che milioni di euro svanissero in una serie di bonifici verso l’estero, puntualmente annotati (insieme con i movimenti bancari in entrata e in uscita e le spese verso i subfornitori) nell’invito a dedurre. La denuncia penale di Tulumello arriva il 27 aprile 2020, una circostanza che per il viceprocuratore evidenzia una tardiva e incompleta azione giudiziaria per il recupero delle «somme sottratte alla loro destinazione di acquisto di materiale sanitario».
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