ROMA – «Con la scomparsa del Presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, l’Italia perde un esempio di stabilità e autorevolezza.
L’elezione di Napolitano, nel 2006, ha segnato almeno due grandi svolte nel sistema politico e istituzionale del Paese: per la prima volta si insediava al Quirinale un ex dirigente del Partito Comunista Italiano fino alla rielezione, la prima nella storia della Repubblica, del 2013. Giorgio Napolitano ha svolto il suo alto incarico con imparzialità in momenti assai cruciali per la vita democratica del nostro Paese.
Allievo di Giorgio Amendola, fu per molti anni il leader della componente “migliorista” del PCI, sostenendo la necessità di realizzare una moderna socialdemocrazia di stampo europeo.
Il suo mandato è stato contrassegnato da una grande onestà intellettuale: nel 2007, pochi anni dopo l’approvazione della Legge che istituiva il Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo, Napolitano ricordò “l’orrore e la congiura del silenzio” su quel dramma degli italiani del Confine Orientale. Benché risiedesse a Roma da molti anni, amava moltissimo la sua città, Napoli, dove con un gruppo di amici, intellettuali come Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi, Antonio Ghirelli e Raffaele La Capria, si occupò molto di cultura, con particolare riguardo al cinema e al teatro. In queste ore di dolore e sofferenza, giungano le condoglianze mie personali e della Giunta Regionale del Lazio alla moglie Clio e ai figli Giovanni e Giulio».
Così, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.